Mai avevo passato una notte in rifugio, così ho acquistato un sacco lenzuolo, ho organizzato un itinerario di due giorni, mi sono assicurato un posto letto e sono partito, emozionato per la nuova avventura.

Camerata al Rifugio Boè

Arrivato – Rifugio Alpe di Tires – in un pomeriggio nebbioso, mi sono annunciato ai gestori che mi hanno dato indicazioni: bene, sono dentro! Ho tolto gli scarponi per indossare più comode ciabatte, ho preparato il letto in camerata, mi sono lavato e cambiato, quindi ho preso posto a sedere in sala. Con libro, carta, penna e una birra ho ingannato il tempo, dato che la pioggia non consentiva uscite e l’ora di cena (18:30, diciottoetrenta!) era distante.

Oh, che splendida e familiare atmosfera, circondato da altri viandanti simili a me, ognuno dei quali ha speso sudore e fatica per raggiungere questo posto, solo per amore della montagna. Ho subito legato con quelli seduti al mio tavolo, mentre mangiavamo abbondanti piatti, raccontando, ascoltando, ridendo, imparando. Essendo la mia prima volta ho offerto un apprezzato giro di grappe, in pieno spirito di condivisione, vera forza motrice della vita in rifugio. Sentendo parlare il mio dialetto, ho avvicinato altre persone e facilmente ho attaccato bottone, infatti erano dalle mie zone. Questo senso di comunità lubrifica i rapporti sociali, rende semplice le conversazioni.

Alla mattina non c’è stata necessità di sveglia: luce non ne entra dai balconi costantemente spalancati, se non quella dell’alba che pian piano invade le stanze e fa aprire gli occhi. Sciacquata alla stanza lavabi e tutti giù a fare colazione, affamati, per un bel pieno di energia adatto a affrontare la giornata di cammino. Già, perché dopo avere dormito sotto lo stesso tetto, usato gli stessi bagni, adoperato le stesse tavole, ognuno prende la sua strada. Ci si saluta con auguri di buon cammino, ci si separa con un po’ di tristezza, e si parte.

Mi è talmente piaciuta come esperienza che ho deciso di ripeterla il prima possibile. Questa volta desideravo un ambiente più spartano, così siamo partiti in 3 per Rifugio Passo Principe, che si è dimostrato all’altezza della mia immaginazione, con il gestore grande guida alpina nonché abile oste. Non sono mancate le nuove amicizie, le chiacchiere, gli scambi di informazioni e consigli. In compagnia i tempi morti si dissolvono, lo spirito si eleva e il piacere si moltiplica! Ciliegina sulla torta, abbiamo improvvisato un’altra notte fuori al Rifugio Sasso Piatto.

Rodaggio concluso, ero pronto per la mia vacanza, ossia 5 giorni di zaino, e scarponi giorno e notte in montagna. Raggiunto sabato e domenica da un’amica ho esplorato il Gruppo del Sella e Catinaccio, pernottando ai rifugi ContrinBoèSandro Pertini e Re Alberto sotto le maestose e meravigliose Torri del Vajolet.

Tramonto sulle Torri del Vajolet

Non contento ho chiuso la stagione con un’uscita di gruppo. Esperienza interessante al Rifugio Lambertenghi Romanin dove, coi compagni, ci siamo scaldati al calore della stufa e, mentre fuori la pioggia che ci aveva bagnato per l’intera ascesa si trasformava in neve, non abbiamo smesso di giocare a carte, ridere e spettegolare.

Cosa ho appreso e sperimentato? Che la scomodità dei materassi, l’odore e i rumori della camerata, i bagni in comune, l’acqua fredda e scarsa sono un prezzo che vale la pena spendere per ottenere amicizia, condivisione, incontri e passione. Che sintonizzarsi sugli orari della natura per cibo e sonno dona inaspettata energia e vigore. Che le montagne illuminate dal sole stanco del tramonto e da quello fresco dell’alba lasciano senza parole. Che una volta entrato in questo mondo c’è un vortice di emozioni che attrae con un richiamo e una forza irresistibili.

Alba sulla Marmolada