Tre/quattro anni fa ho notato che la TV era per me diventata una routine, un sottofondo, quasi un dovere accenderla durante i pasti, prima di dormire, appena sveglio, giusto per compagnia. Mi sono chiesto “Cosa mi dà? E se provo a tenerla spenta per una settimana?“. Detto fatto.

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Quei sette giorni non sono stati né migliori né peggiori; però non mi era mancata. Così ho smesso di accenderla e dopo qualche mese, l’ho regalata.

Da allora ho guadagnato tempo che dedico a musica e letture, non sono vincolato ad arredare il salotto in modo telecentrico, non sono disturbato dalla fredda luce che emana, non sono distratto dal continuo brontolio di voci e suoni che vomita.

Soprattutto questi ultimi due aspetti mi turbano percependo i televisori dei vicini, anche a distanza. È come essere non fumatori: le sigarette ti nauseano e l’odore ti infastidisce fino alla nausea, anche solo quello di un mozzicone di sigaretta spenta male.

Ma l’aspetto più straordinario è l’assenza dei telegiornali. Ah che liberazione! Basta notizie – più o meno false, più o meno costruite – urlate o borbottate con finta partecipazione da conduttori burattini, basta cronache raccontate per indurre paure o per commuovere, basta news che sono solo o brutte o stupide. Tutto questo combinato all’astensione volontaria di quotidiani, radio giornali, siti di informazione, anche locandine delle edicole mi dona leggerezza e serenità. E no, non sono isolato dal mondo né tantomeno disinformato o ignorante: quello che mi deve arrivare trova la strada per giungere ai miei occhi e orecchie.

E poi vuoi mettere la soddisfazione di stracciare a pieno diritto le lettere RAI che invitano a pagare il canone?