PippoFante

di Federico Mion

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Fagioli alla Bud Spencer e Terence Hill

Quanto facevano ridere i cazzotti non violenti di Bud Spencer e Terence Hill, coppia tanto buona coi deboli quanto affamata. Tra i loro piatti preferiti questi fagioli, che ho imparato da una fonte affidabile a preparare e col tempo ho adattato la ricetta ai miei gusti.

  • lesso i fagioli e li lascio raffreddare nella pentola senza scolarli, anche il giorno prima per il pranzo o la mattina per la sera;
  • scaldo del burro in una padella con un po’ di farina (setacciata per evitare grumi);
  • sbriciolo grossolanamente una salsiccia;
  • aggiungo i fagioli con un mestolo del loro brodo continuando a mescolare;
  • coloro con salsa o concentrato di pomodoro;
  • poco sale, tanto pepe e peperoncino.

Et voilà!

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Chiaramente il burro può essere sostituito da olio, lardo o strutto; la salsiccia da pancetta o salamino piccante; le spezie vanno a gusti personali, così come un eventuale soffritto di cipolla o l’aggiunta di aglio. O una combinazione e somma di tutte queste cose: non pongo limiti alla creatività e offerta della dispensa. L’importante è mangiare direttamente dalla padella con un bel cucchiaione di legno, dissetarsi con un buon vino rosso o una birra, e ripulire per bene con abbondante pane.

Il richiamo della montagna

Avvolta per anni tra le nebbie della pigrizia, infine la montagna è emersa, esercitando la sua potente attrazione, facendo germogliare il seme piantato agli esordi della mia vita durante le settimane bianche e le vacanze estive in alta quota. Al tempo ero troppo piccolo per cogliere il valore delle escursioni che portavo a termine, ero troppo intento a curvare con gli sci per apprezzare l’atmosfera di alberi e cime innevate.

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In realtà i sintomi sono sempre stati chiari e presenti, come la difficoltà di restare, anche per poco, in luoghi piatti dove non si vede alcuna altura; come il sentirmi a casa, di ritorno da un viaggio, appena comincio a scorgere il profilo noto del Monte Grappa; come la sensazione di benessere e pace che provo quando imbocco un sentiero, mi inoltro in un bosco, affronto una salita. Così colgo ogni occasione per farlo. Non mi spaventa la fatica del percorso, né la sveglia all’alba o il temporale pomeridiano. In quota sto bene, il resto sono dettagli di poco peso.

Televisione

Tre/quattro anni fa ho notato che la TV era per me diventata una routine, un sottofondo, quasi un dovere accenderla durante i pasti, prima di dormire, appena sveglio, giusto per compagnia. Mi sono chiesto “Cosa mi dà? E se provo a tenerla spenta per una settimana?“. Detto fatto.

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Quei sette giorni non sono stati né migliori né peggiori; però non mi era mancata. Così ho smesso di accenderla e dopo qualche mese, l’ho regalata.

Da allora ho guadagnato tempo che dedico a musica e letture, non sono vincolato ad arredare il salotto in modo telecentrico, non sono disturbato dalla fredda luce che emana, non sono distratto dal continuo brontolio di voci e suoni che vomita.

Soprattutto questi ultimi due aspetti mi turbano percependo i televisori dei vicini, anche a distanza. È come essere non fumatori: le sigarette ti nauseano e l’odore ti infastidisce fino alla nausea, anche solo quello di un mozzicone di sigaretta spenta male.

Ma l’aspetto più straordinario è l’assenza dei telegiornali. Ah che liberazione! Basta notizie – più o meno false, più o meno costruite – urlate o borbottate con finta partecipazione da conduttori burattini, basta cronache raccontate per indurre paure o per commuovere, basta news che sono solo o brutte o stupide. Tutto questo combinato all’astensione volontaria di quotidiani, radio giornali, siti di informazione, anche locandine delle edicole mi dona leggerezza e serenità. E no, non sono isolato dal mondo né tantomeno disinformato o ignorante: quello che mi deve arrivare trova la strada per giungere ai miei occhi e orecchie.

E poi vuoi mettere la soddisfazione di stracciare a pieno diritto le lettere RAI che invitano a pagare il canone?

Seicentotredici

Apro gli occhi, sono sdraiato a pancia in giù sul divano. Vestito. Con le scarpe.

Machecazz…?!?

Comincio a unire i puntini. Aperitivo molestamente alcolico in splendida compagnia. Vuoto. Rientro a casa molto difficile e barcollante. Vuoto. Divano.

Però ho un po’ di fame, e in effetti non ho cenato. Ma che ora è?

Seicentotredici. SEI E TREDICI. D’OH!

Decalogo della corsa

  1. Correre è bello
    La corsa va vissuta come un gioco, un divertimento, va presa seriamente ma con la leggerezza di un bambino.maratona-verona-2012
  2. Correre è semplice
    Scarpe, pantaloni corti, maglietta e via!
  3. Riscaldamento
    Un po’ di stretching, poi camminare e cominciare a correre piano, andature e qualche allungo, quindi aumentare fino alla velocità di crociera.
  4. Riposo
    Il riposo è un componente indispensabile dell’allenamento. Muscoli e corpo (e mente) hanno bisogno di tranquillità per crescere sani e forti.
  5. Alimentazione
    Qualcosa di energetico (cereali integrali, ma anche frutta fresca o oleosa) qualche ora prima della corsa. Proteine (whey, ma anche latte e cacao, yogurt, uova, pesce, carne o legumi) subito dopo, accompagnate da frutta per rifornire correttamente il corpo.
  6. Ripetute
    Per aumentare distanza e velocità non c’è alternativa alle ripetute e fartlek. Non occorre essere troppo tecnici: scatto da qui all’albero, allungo dal lampione alla curva, corsa veloce finché non incrocio una bicicletta, …
  7. Cronometro
    È importante e soddisfacente misurarsi e quantificare i miglioramenti con cronometro, cardiofrequenzimetro e GPS, però non bisogna farsi mancare il piacere della corsa pura e non contaminata uscendo talvolta senza niente, per il gusto di correre. E inevitabilmente si finisce per fare di più e a ritmi più sostenuti del solito.
  8. Varietà
    Ogni tanto sull’asfalto, qualche volta fuori strada, saliscendi, pista di atletica, parco; in solitaria, in compagnia; con e senza musica; …
  9. Infortuni
    Regola aurea: non aumentare più del 10% velocità o distanza da una settimana all’altra.
  10. Correre è bello
    Mi ripeto. Ma quando diventa un peso o, peggio, un’ossessione, che senso ha calzare macinare kilometri?

Il piacere di donare

Ho fatto una sorpresa a una cara amica per il suo compleanno, andando a porgerle gli auguri personalmente, di mattina prima che partisse per il lavoro, suonando il campanello come consuetudine di qualche anno fa senza preannunciarmi via telefono. Le ho portato un semplice regalo, sentito e curato. Tornando indietro non riuscivo a togliermi sorriso ed euforia di torno, sì per averle donato piacere e tempo e attenzione, ma soprattutto per il gesto.

Così è l’amore, puro dare fine a se stesso, autosufficiente. Genera gioia e felicità solo per il fatto di esistere, perché è la forza vitale più importante e potente che un essere possiede. In quanto tale produce conseguenze e cambiamenti positivi, smuove lo status quo, indipendentemente dal fatto che sia ricambiato o meno.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona [Dante]

La vacanza che mi piace

Ho trascorso la settimana a cavallo tra Giugno e Luglio in ferie. Il periodo è ideale grazie al meteo ottimale unito ai prezzi bassi e allo scarso affollamento della bassa stagione. Il luogo è la montagna, l’Alpe di Siusi  con i suoi pascoli in mezzo alle Dolomiti. Spettacolo!

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Ho camminato tra prati e rocce; ho annusato fiori e ascoltato le mucche mangiare l’erba; mi sono seduto e sdraiato a guardare il cielo, leggere un libro, mangiare una pesca. Sette giorni rilassati dove la fatica della salita era ampiamente ripagata da un buon strudel più birra o sambuco, respirando aria leggera e ammirando le vette vicine e lontane. Tutto questo benessere è stato amplificato dalle splendide compagne di viaggio con le quali ho condiviso non solo l’appartamento, ma anche le lente e abbondanti colazioni, le lunghe chiacchierate, le sane risate. Superfluo dire che sarei rimasto lì a tempo indeterminato.

Mica tutto è stato perfetto. Non sono mancate le incomprensioni e gli scontri, né la pioggia e gli infortuni. I viaggi sono costellati di imprevisti, che li rendono più avventurosi e degni di essere ricordati e raccontati, come passare in pochi minuti da sole e maniche corte a k-way sotto la pioggia, accelerando il passo fino a un rifugio dove scaldarsi con una cioccolata calda, in attesa che il temporale pomeridiano esaurisca il suo vigore. O eventi che insegnano e fanno riflettere. Io ho capito che il cellulare ti dà la possibilità di comunicare con chiunque, trascurando i presenti. Per questo ne ho limitato l’uso, non ho pubblicato alcuna foto, non ho condiviso alcun piatto/aperitivo, non ho effettuato alcun check-in. E la vacanza è stata meravigliosa!

Il primo passo

Anche un viaggio di mille miglia comincia con un passo. [Laozi]

Il più difficile, al punto che spesso sembra impossibile muovere quel piede. Almeno questo vale per me, che arrivo all’estremo di nemmeno provarci. Male, molto male.

Vedere tutta la strada prima di mettersi in moto, aspettare che tutti i semafori lungo il percorso siano verdi è insensato e impossibile. Più saggio è essere un po’ preparati, sufficientemente motivati e partire. Ricordo quando uscivo dagli spogliatoi d’inverno, con i pantaloni corti da vero rugbysta, col freddo dentro tutto il corpo da vera femminuccia; e dopo le prime risate coi compagni, le prime corse sul campo, i primi palloni passati e calciati neanche più sentivo il vento, la pioggia, la temperatura di menoqualcosa gradi, il terreno ghiacciato.

Così è ogni evento della vita, dalla routine quotidiana (chi ha detto sveglia?!?) alle novità. Una volta in movimento, questo diventa via via più fluido; gli inevitabili ostacoli che si incontrano, si affrontano e superano, rallentando sì la marcia, ma imparando qualcosa di nuovo.

Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma, dopo ogni passo che percorriamo, ci rendiamo conto di come fosse pericoloso rimanere fermi. [Roberto Benigni]